Descrizione
L'abside della navata laterale sinistra racchiude l'altare del sacramento, in marmo policromo ad intarsi, sormontato da un dipinto su tavole, di epoca seicentesca e di notevole valore artistico che raffigura la Pentecoste. Nell'abside della navata laterale destra si trova un simulacro processionale della Madonna del Carmelo, che risale al 1700, e un quadro del Martirio di S. Sebastiano. In una vetrinetta è custodito un bellissimo Ecce Homo in alabastro, proveniente da Monastero basiliano. Durante i lavori di restauro , eseguiti nel 1945, dal pavimento della cappella venne rimossa la lapide del sepolcro di una nobile santangiolese, morta in odore di santità nel sec.XVII, Rosa dei Martines, dei baroni di S. Giorgio, il cui corpo intatto si disfece a contatto con l'aria. Alla stessa famiglia apparteneva il barone Ippolito, dedicatario di un'altra lapide sepolcrale apposta balla parete della cappella e datata 1722.Nell'abside della navata centrale, quattro oli di formato ridotto, tutti della seconda metà del sec.XVII, raffigurano La Visitazione, La Sacra Famiglia, La Trinità e L'Adorazione dei Magi. Sull'altare maggiore troneggia un gruppo liggneo dorato che risale al 1600, la Madonna che appare a S. Simone. Il gruppo, opera di un abile scultore siciliano, rivela alte qualità stilistiche ed espressive, specie nella riproduzione ritrattistica della vergine e del santo. Dietro l'altare si nota il maestoso organo del 1700. Della stessa età è il pergamo, addossato alla penultima colonna di destra, eseguito dalla stessa bottega di intagliatori cui si deve il pulpito della chiesa di S. Francesco. Alla parete destra del transetto un dipinto , di ignoto del sec. XVIII, raffigura i SS. Filippo e Giacomo, titolari della chiesa, mentre sulla parete sinistra è affrescato il Martirio di S. Stefano, databile intorno alla fine del sec. XVI. La cappella che si apre nella navata destra ospita il gruppo marmoreo dell'Annunciazione, di scuola gaginiana, sensibile ai richiami del manierismo fiorentino del tardo Cinquecento, le statuette in legno di S. Papino e di S. Rosalia, entrambe del sec. XVII, nonché il quadro di S.Cosma e Damiano, attribuibile al pittore Giuseppe Tommasi, che raffigura i due santi medici in atto di curare un ammalato. Vi piccano inoltre due sontuosi monumenti funebri di marmo con fregi policromi della famiglia Amato, contenenti le spoglie, l'uno di Tommaso, Bernardo e Geronimo(1593), e l'altro, quelle di Gregorio(1612). Alla parete della terza arcata della navata destra pende il dipinto di Joseph La Greca(1689), che raffigura la Lapidazione di S.Stefano. Tra i persecutori è visibile S.Paolo, che tiene le vesti tolte al martire. Nelle arcate della navata sinistra vi sono una statua in legno del Crocifisso e un dipinto dell'Adorazione dei pastori, opera di un discreto pittore palermitano della fine del Cinquecento. La chiesa è arricchita da un fercolo barocco con colonne a tortiglione e baldacchino e da una splendida coppia di consoles barocche in legno scolpito e dorato. Nella sagrestia sono custoditi due calici di buona fattura, uno del 1719, di produzione palermitana e, l’altro, del 1726, eseguito da argentieri messinesi. La datazione dell'arredo, in parte rinascimentale, sorregge l'ipotesi che il tempio non sia stato costruito ex novo intorno alla metà del 1600, ma riedificato sulla base di uno preesistente. D'altronde il campanile, a pianta quadrata e privo di cupola, è di epoca precedente alla riedificazione della chiesa, presentando un elemento caratteristico dell'architettura rinascimentale, che lo riprese da quella gotica: il rosone che decora il lato prospiciente il sagrato. La riprova è offerta dalla data delle campane(1525). In questa chiesa, nella ricorrenza dell'Epifania, si celebrava il rito greco del Battesimo di Gesù. I fedeli portavano ramoscelli o mazzi di alloro e un bambino di circa tre anni, vestito da angioletto, veniva condotto sull'altare e poi in processione per tutta la chiesa mentre il celebrante benediceva i rami di alloro.